L’emicrania è la forma di mal di testa più comune. Si stima che in Italia 8 milioni di persone ne soffrano, in maniera episodica oppure ricorrente. Circa il 10-12% della popolazione in generale ha un attacco di emicrania almeno una volta nella vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha inquadrata come la seconda patologia più disabilitante per il genere umano e la terza più frequente.

Si presenta con un dolore acuto o pulsante che solitamente inizia nella parte anteriore o su un lato della testa. L’attacco può salire di intensità, estendersi alla regione frontale, coinvolgendo la fronte e le tempie. Può durare poche ore o persino giorni, con sintomi variabili da soggetto a soggetto e che talvolta possono essere insopportabili o comunque ingestibili o invalidanti rispetto alle attività giornaliere personali: dolore pulsante, nausea, vomito e sensibilità alla luce e ai suoni sono i più ricorrenti.

Le donne sono più soggette ad emicrania, addirittura con una frequenza fino a tre volte maggiore rispetto agli uomini. Nei casi di maggiore gravità è bene ricorrere alle cure del medico, evitando l’uso di farmaci in maniera incontrollata ed autogestita.

L’emicrania appartiene alla famiglia delle cefalee.

Secondo le ultime stime, la cefalea primaria in tutte le sue possibili forme (emicrania a grappolo, tensiva) affligge tra il 60 e il 90% della popolazione con almeno un attacco nel corso di un anno.

In caso di manifestazioni sporadiche e/o occasionali, non causa grossi problemi, ma se gli episodi diventano frequenti e severi (dolorosi), può compromettere l’efficienza, la capacità lavorativa, i rapporti familiari e sociali con conseguenze anche pesanti sulla qualità della vita.

L’emicrania può durare da qualche minuto fino a molte ore o giorni, presentandosi soltanto sporadicamente (cefalea occasionale), più volte al mese (cefalea episodica) o in forma cronica (15 o più giorni al mese). La sensazione di dolore, comune a tutte, deriva presumibilmente da un difetto nella “comunicazione” tra cervello, nervi e vasi sanguigni del cranio e può riguardare alcune sostanze chimiche secrete dall’organismo, chiamate neurotrasmettitori.

Esistono anche altri fattori che possono influenzare l’insorgere della cefalea: per quella tensiva, ad esempio, sono interessati anche un’aumentata attività muscolare di alcuni muscoli pericranici, situazioni di stress, fattori psico-affettivi, mentre in altri casi può essere provocata da stati patologici organici, di cui essa diventa un sintomo (cefalea secondaria) ma che si attenua o scompare con la cura della patologia.

Le forme primarie, ed in particolare l’emicrania, possono essere correlate ad una eccessiva sensibilità dei recettori, ad una riduzione di endorfine (sostanze implicate sia nella percezione del dolore che nel mantenimento di uno stato di benessere e tranquillità), ma anche ad una predisposizione genetica ereditaria.

I principali fattori di rischio e scatenanti sono molteplici: elevati stress fisici ed emotivi, in particolare se cronici, eccessiva esposizione ai raggi solari, privazione di sonno, variazioni altimetriche (e quindi pressorie) troppo brusche, cambiamenti di clima, inquinamento atmosferico, luminoso o sonoro.

Nella donna, causa della cefalea, è anche il periodo mestruale (fase del ciclo in cui le crisi si manifestano più spesso), l’assunzione della pillola estro-progestinica, il periodo della peri-menopausa (quando gli ormoni non sono più ciclici ma hanno un andamento fluttuante). Nell’elenco delle cause vanno inserite anche alcune situazioni come i difetti della vista o di affaticamento degli occhi e infiammazioni nasali, eventi per cui è sempre consigliata una visita specialistica.

 

A questo punto possiamo passare in rassegna gli altri fattori di rischio, correlati allo stile di vita, su cui possiamo agire (ove siano individuati) per prevenire il più possibile l’insorgenza degli attacchi e, talvolta, eliminarli anche del tutto:

·      il consumo di vino e alcolici, che possono contenere sostanze che scatenano la cefalea;

·      il fumo, che diminuisce l’apporto di ossigeno all’organismo favorendo una vasodilatazione;

·      la dieta, in particolare il consumo di alcuni alimenti o l’assenza di alcuni alimenti dalla nostra tavola.

Il problema dell’influenza della dieta sulla cefalea non è ancora del tutto chiarito perché non sempre, chi soffre di cefalea, riesce a riconoscere alimenti che scatenano l’attacco. Tuttavia, la riduzione o l’abolizione di alcuni alimenti può essere utile nel ridurre le crisi. Tra questi i principali sono i cibi dalla digestione particolarmente complessa come gli agrumi, le cipolle, i crauti, le olive in salamoia, la frutta a guscio, il pane e la pizza caldi (appena sfornati), le banane mature, il cioccolato, i fritti, il pesce secco salato, l’eccesso di caffè, tè e bevande contenenti caffeina e teina.

Anche latte, yogurt e panna acida dovrebbero essere consumati con attenzione. Inoltre, è bene fare attenzione anche ad alcune sostanze contenute negli alimenti: in particolare i nitrati usati per conservare salumi e insaccati, la tiramina presente nei formaggi stagionati, il glutammato di sodio usato nei dadi per bordo e nelle zuppe pronte in busta o nella cucina cinese, i tannini del vino rosso.

Il digiuno e le diete troppo drastiche che causano un’alterazione del livello degli zuccheri possono determinare un incremento nell’insorgenza dell’emicrania.

Alimenti che hanno uno scopo protettivo dall’insorgenza della cefalea, invece, sono pane, pasta e riso (soprattutto integrali), frutta e verdura fresche, legumi freschi o secchi che si digeriscono senza problemi (le lenticchie sono tra i più adatti), pesce fresco, carne bianca.

Poiché anche la sensibilità agli alimenti è soggettiva, chi soffre di cefalea dovrebbe cercare di prestare attenzione ad ogni possibile correlazione tra insorgenza dei sintomi e pasto precedente, in modo tale da individuare esattamente il cibo, o i cibi, che provocano o aggravano gli attacchi.

Le indicazioni generali sono comunque quelle di una dieta bilanciata, ricca in frutta e verdure, legumi, grassi omega (semi e pesce), evitando troppo sale e attenzionando l’apporto idrico e i sali minerali, soprattutto in estate e in caso di gravidanza.

Anche il tipo di cottura ha la sua importanza e se errata, infatti, può contribuire ad aumentare la formazione di composti tossici e a diminuire il potere nutritivo degli alimenti a causa della distruzione di alcune vitamine (quelle termolabili) e/o delle proteine. Sono da privilegiare le cotture a vapore e in forno, ma non le cotture troppo prolungate.

 

L’emicrania è un problema da attenzionare con il proprio medico curante o con uno specialista, ma ancora una volta un sano stile di vita può fare la differenza.